Teatri

Giovanni Nicola
Giovanni Nicola
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Teatri

TEATRO BRAMANTE Il Teatro Bramante di Urbania, a tre ordini di palchi con loggione, è uno dei gioielli della Regione Marche. Fu realizzato sulle basi di un’antica fortezza trecentesca e, nel 1726, la struttura venne completamente rinnovata ad opera dell’Accademia degli Acerbi che affidò il progetto all’architetto e scenografo parmigiano Pietro Abati. Nel 1855, grazie all’Accademia Teatrale costituita da cittadini facoltosi, si iniziò la nuova fabbrica, su progetto dell’architetto Ercole Salmi. Poco dopo l’Unità d’Italia, con il Trovatore di Giuseppe Verdi, nel 1864, fu inaugurato il nuovo teatro che si volle intitolare all’illustre concittadino Donato Bramante. Il faentino Romolo Liverani, di sensibilità romantica, dipinse le scene delle quinte e il sipario con la veduta di piazza San Cristoforo. Tutto in laterizio, ha una facciata di stile neoclassico, decorata nella parte centrale da un doppio ordine di semicolonne (doriche al piano terra e joniche al piano superiore) fra cui si aprono semplici porte e finestre prive di ornamentazioni. L’interno, gradevolmente tradizionale nel suo impianto a ferro di cavallo, dispone di 44 palchi, distribuiti su tre ordini e sovrastante loggione a balconata aperta. Il boccascena, privo di palchi, è affiancato da due paraste terminanti con mensole che reggono un architrave piano. Il pittore Lancisi da Verucchio realizzò i medaglioni nel soffitto che riportano i quattro elementi (aria, terra, acqua e fuoco) rivissuti attraverso un’elegante mitologia. Il pesarese Pietro Gai modellò i busti di Donato Bramante e di quel Girolamo Crescentini che con la sua voce deliziò le platee dell’Europa napoleonica. Sempre del Gai sono i fregi dorati attorno ai medaglioni, raffiguranti personaggi del Rinascimento e del Risorgimento collegati alla storia della città: Francesco Maria II Della Rovere, Bramante, Raffaello, Girolamo Crescentini, Filippo Ugolini, Rossini e Verdi. Il sipario e il corredo scenico ancora esistenti sono opera del noto scenografo faentino Romolo Liverani che li eseguì in collaborazione con il figlio Tancredi. Chiuso per alcuni anni per adeguamento alle norme di sicurezza, il teatro è stato riaperto recentemente ed è ora visitabile.
Teatro Comunale D.Bramante
Via Roma
TEATRO BRAMANTE Il Teatro Bramante di Urbania, a tre ordini di palchi con loggione, è uno dei gioielli della Regione Marche. Fu realizzato sulle basi di un’antica fortezza trecentesca e, nel 1726, la struttura venne completamente rinnovata ad opera dell’Accademia degli Acerbi che affidò il progetto all’architetto e scenografo parmigiano Pietro Abati. Nel 1855, grazie all’Accademia Teatrale costituita da cittadini facoltosi, si iniziò la nuova fabbrica, su progetto dell’architetto Ercole Salmi. Poco dopo l’Unità d’Italia, con il Trovatore di Giuseppe Verdi, nel 1864, fu inaugurato il nuovo teatro che si volle intitolare all’illustre concittadino Donato Bramante. Il faentino Romolo Liverani, di sensibilità romantica, dipinse le scene delle quinte e il sipario con la veduta di piazza San Cristoforo. Tutto in laterizio, ha una facciata di stile neoclassico, decorata nella parte centrale da un doppio ordine di semicolonne (doriche al piano terra e joniche al piano superiore) fra cui si aprono semplici porte e finestre prive di ornamentazioni. L’interno, gradevolmente tradizionale nel suo impianto a ferro di cavallo, dispone di 44 palchi, distribuiti su tre ordini e sovrastante loggione a balconata aperta. Il boccascena, privo di palchi, è affiancato da due paraste terminanti con mensole che reggono un architrave piano. Il pittore Lancisi da Verucchio realizzò i medaglioni nel soffitto che riportano i quattro elementi (aria, terra, acqua e fuoco) rivissuti attraverso un’elegante mitologia. Il pesarese Pietro Gai modellò i busti di Donato Bramante e di quel Girolamo Crescentini che con la sua voce deliziò le platee dell’Europa napoleonica. Sempre del Gai sono i fregi dorati attorno ai medaglioni, raffiguranti personaggi del Rinascimento e del Risorgimento collegati alla storia della città: Francesco Maria II Della Rovere, Bramante, Raffaello, Girolamo Crescentini, Filippo Ugolini, Rossini e Verdi. Il sipario e il corredo scenico ancora esistenti sono opera del noto scenografo faentino Romolo Liverani che li eseguì in collaborazione con il figlio Tancredi. Chiuso per alcuni anni per adeguamento alle norme di sicurezza, il teatro è stato riaperto recentemente ed è ora visitabile.
Distanza Furlo - Urbino 20km 25” Teatro Sanzio Nel 1829 la comunità gentilizia di Urbino ritenne che era necessario creare un nuovo teatro "primo ed essenziale ornamento di ogni culta città" in sostituzione del Teatro dei Pascolini all'interno del palazzo Ducale, che rimase attivo fino al 1848. Nel 1840 l’architetto Vincenzo Ghinelli presenta il proprio progetto che inserisce la costruzione del teatro in un articolato piano urbanistico comprendente il Portico di Corso Garibaldi, l'esedra "amplificazione semicircolare di maggior comodo per la voltata delle carrozze" e la sistemazione a giardino pubblico della ripida scarpata del Pincio. La facciata, realizzata in mattoni, è divisa in due ordini da un'alta fascia. La parte inferiore è decorata de sei semicolonne doriche, la parte superiore da finestroni a lunetta e da due sfingi in pietra. I due sipari storici, dipinti da Francesco Serafini nel 1850-'51, rappresentano rispettivamente uno scorcio del Duomo e del Palazzo Ducale e La gloria di Urbino, ideale convegno di personaggi illustri della Città. Il teatro venne poi inaugurato nel 1853 con la rappresentazione del Rigoletto e del Trovatore di Giuseppe Verdi. Trascorsi gli anni l’edificio negli anni ’70 presentava la necessità di un restauro che venne affidato dalla pubblica amministrazione all’architetto genovese Giancarlo De Carlo. L'atrio manifesta l'idea di De Carlo del teatro come "spazio urbano". Dilatato in altezza con una sequenza di balconate di diversa forma, è dotato di poche calibrate aperture, un oblò, un lucernario nel soffitto, le finestre semicircolari neoclassiche, che stabiliscono sottili relazioni con il portico e i Torricini. Nel 1982 dopo un trentennio di inattività il 15 novembre venne riaperto il teatro. Le manifestazioni inaugurali furono dedicate alla figura di Edipo.
Teatro Raffaello Sanzio
82 Corso Giuseppe Garibaldi
Distanza Furlo - Urbino 20km 25” Teatro Sanzio Nel 1829 la comunità gentilizia di Urbino ritenne che era necessario creare un nuovo teatro "primo ed essenziale ornamento di ogni culta città" in sostituzione del Teatro dei Pascolini all'interno del palazzo Ducale, che rimase attivo fino al 1848. Nel 1840 l’architetto Vincenzo Ghinelli presenta il proprio progetto che inserisce la costruzione del teatro in un articolato piano urbanistico comprendente il Portico di Corso Garibaldi, l'esedra "amplificazione semicircolare di maggior comodo per la voltata delle carrozze" e la sistemazione a giardino pubblico della ripida scarpata del Pincio. La facciata, realizzata in mattoni, è divisa in due ordini da un'alta fascia. La parte inferiore è decorata de sei semicolonne doriche, la parte superiore da finestroni a lunetta e da due sfingi in pietra. I due sipari storici, dipinti da Francesco Serafini nel 1850-'51, rappresentano rispettivamente uno scorcio del Duomo e del Palazzo Ducale e La gloria di Urbino, ideale convegno di personaggi illustri della Città. Il teatro venne poi inaugurato nel 1853 con la rappresentazione del Rigoletto e del Trovatore di Giuseppe Verdi. Trascorsi gli anni l’edificio negli anni ’70 presentava la necessità di un restauro che venne affidato dalla pubblica amministrazione all’architetto genovese Giancarlo De Carlo. L'atrio manifesta l'idea di De Carlo del teatro come "spazio urbano". Dilatato in altezza con una sequenza di balconate di diversa forma, è dotato di poche calibrate aperture, un oblò, un lucernario nel soffitto, le finestre semicircolari neoclassiche, che stabiliscono sottili relazioni con il portico e i Torricini. Nel 1982 dopo un trentennio di inattività il 15 novembre venne riaperto il teatro. Le manifestazioni inaugurali furono dedicate alla figura di Edipo.
Distanza Villa Furlo - Cagli Teatro Comunale di Cagli periodo di costruzione: 1870-1878 progettista: arch. Giovanni Santini (modifiche ing. Coriolano Monti e Lorenzo Priori) decoratori e scenografi: Alessandro Venanzi e Tito Azzolini periodo di inattività: 1984-1997 condizioni attuali: in funzione tipologia: sala con tre ordini di palchi e loggione a balconata; capienza: 500 Cenni storici La prima sala per spettacoli di Cagli fu ricavata all’interno del Palazzo Comunale per la messa in scena di una commedia del cagliese Bernardino Pino nel 1585. Due secoli dopo, per l’esattezza nel 1754, fu inaugurato il Teatro delle Muse, eretto su disegno dell’architetto bolognese Raimondo Compagnini, di cui esiste ancora oggi il fabbricato che lo contenne, ma non la sala, da tempo smantellata. L’attuale teatro, preceduto da piazzale, sorge su area totalmente autonoma (quella già di Palazzo Benedetti) ed è stato eretto fra il 1870 e il 1878 su disegno dell’architetto perugino Giovanni Santini con modifiche dell’ingegner Coriolano Monti e dell’ingegner Lorenzo Priori: ciò che rende difficile poter distinguere i singoli apporti in relazione ad una struttura piuttosto tradizionale nella distribuzione delle sue parti e nella ricchezza ornamentale che le contraddistingue. Un edificio che segna il trionfo dello stile eclettico e il superamento di ogni nostalgia neoclassica. Interessante e tipologicamente nuova è soprattutto la facciata che presenta tutte le caratteristiche di un palazzo tardocinquecentesco con tre grandi portali arcuati a bugnato, alternati ad analoghe finestre al piano terreno, balcone centrale e cinque finestre rettangolari con cornice a timpano spezzato al piano nobile, finestrotti quadrati al secondo piano, fasce marcapiano e cornicione rettilineo con mensole a coronamento dell’edificio. Nessuna scritta o simbolo indicano la funzione dell’edificio, mentre quattro grandi epigrafi, riccamente incorniciate e poste tra le finestre del primo piano, sono dedicate ai protagonisti dell’unità nazionale. Palesemente di gusto eclettico è l’elegante atrio, scompartito in nove campate da altrettante volte a crociera sostenute al centro da quattro colonne doriche e sovrastato al piano superiore da un capace ridotto con volta lunettata a padiglione. La sala, raccolta e armoniosa nelle sue proporzioni, dispone di 50 palchi disposti su tre ordini e sovrastante loggione a balconata aperta. Il proscenio, privo di palchi, è ad architrave piano cassettonato e arcuato sui due lati. La decorazione, riccamente distribuita lungo i parapetti a fascia e sui pilastrini divisori, è tutto un susseguirsi di stucchi dorati, mensole, volute, sfingi, cornici, fregi e intagli, disegnati e modellati dal perugino Alessandro Venanzi e dal bolognese Tito Azzolini, autori anche delle pitture a soggetto allegorico distribuite entro gli scomparti della volta (le Arti del Trivio e del Quadrivio). Degli stessi autori è il boccascena che ha sui due lati i busti dell'Alfieri e di Goldoni e le statue entro nicchie della Tragedia (terrore dei tiranni) e della Commedia (correttrice dei costumi). Il tutto in uno stile tra il neobarocco e l’eclettico con tendenza ad occupare tutti gli spazi disponibili. Del Venanzi è anche il primo sipario ove figura effigiato l’Imperatore Federico Barbarossa mentre consegna a Ludovico Baglioni Duca di Svevia il bastone di comando della nomina a Vicario imperiale della città di Perugia. Un avvenimento storico svoltosi in Cagli il 7 settembre 1162 e pittoricamente immaginato secondo i dettami di un neo-medioevalismo tardoromantico. Il palcoscenico, proporzionalmente adeguato alle dimensioni della sala, presenta ancora oggi i vecchi dispositivi di manovra come i carrelli per lo spostamento delle quinte, carrucole e tiri, una macchina per le luci a soluzione salina, un sipario-comodino con apertura per l'uscita degli artisti e ben nove scene complete di fondali e quinte costituenti il corredo originale. Dopo alcuni anni di chiusura per adeguamento alle norme di sicurezza, il teatro è oggi in attività.
Teatro Comunale
Piazza Papa Niccolò IV
Distanza Villa Furlo - Cagli Teatro Comunale di Cagli periodo di costruzione: 1870-1878 progettista: arch. Giovanni Santini (modifiche ing. Coriolano Monti e Lorenzo Priori) decoratori e scenografi: Alessandro Venanzi e Tito Azzolini periodo di inattività: 1984-1997 condizioni attuali: in funzione tipologia: sala con tre ordini di palchi e loggione a balconata; capienza: 500 Cenni storici La prima sala per spettacoli di Cagli fu ricavata all’interno del Palazzo Comunale per la messa in scena di una commedia del cagliese Bernardino Pino nel 1585. Due secoli dopo, per l’esattezza nel 1754, fu inaugurato il Teatro delle Muse, eretto su disegno dell’architetto bolognese Raimondo Compagnini, di cui esiste ancora oggi il fabbricato che lo contenne, ma non la sala, da tempo smantellata. L’attuale teatro, preceduto da piazzale, sorge su area totalmente autonoma (quella già di Palazzo Benedetti) ed è stato eretto fra il 1870 e il 1878 su disegno dell’architetto perugino Giovanni Santini con modifiche dell’ingegner Coriolano Monti e dell’ingegner Lorenzo Priori: ciò che rende difficile poter distinguere i singoli apporti in relazione ad una struttura piuttosto tradizionale nella distribuzione delle sue parti e nella ricchezza ornamentale che le contraddistingue. Un edificio che segna il trionfo dello stile eclettico e il superamento di ogni nostalgia neoclassica. Interessante e tipologicamente nuova è soprattutto la facciata che presenta tutte le caratteristiche di un palazzo tardocinquecentesco con tre grandi portali arcuati a bugnato, alternati ad analoghe finestre al piano terreno, balcone centrale e cinque finestre rettangolari con cornice a timpano spezzato al piano nobile, finestrotti quadrati al secondo piano, fasce marcapiano e cornicione rettilineo con mensole a coronamento dell’edificio. Nessuna scritta o simbolo indicano la funzione dell’edificio, mentre quattro grandi epigrafi, riccamente incorniciate e poste tra le finestre del primo piano, sono dedicate ai protagonisti dell’unità nazionale. Palesemente di gusto eclettico è l’elegante atrio, scompartito in nove campate da altrettante volte a crociera sostenute al centro da quattro colonne doriche e sovrastato al piano superiore da un capace ridotto con volta lunettata a padiglione. La sala, raccolta e armoniosa nelle sue proporzioni, dispone di 50 palchi disposti su tre ordini e sovrastante loggione a balconata aperta. Il proscenio, privo di palchi, è ad architrave piano cassettonato e arcuato sui due lati. La decorazione, riccamente distribuita lungo i parapetti a fascia e sui pilastrini divisori, è tutto un susseguirsi di stucchi dorati, mensole, volute, sfingi, cornici, fregi e intagli, disegnati e modellati dal perugino Alessandro Venanzi e dal bolognese Tito Azzolini, autori anche delle pitture a soggetto allegorico distribuite entro gli scomparti della volta (le Arti del Trivio e del Quadrivio). Degli stessi autori è il boccascena che ha sui due lati i busti dell'Alfieri e di Goldoni e le statue entro nicchie della Tragedia (terrore dei tiranni) e della Commedia (correttrice dei costumi). Il tutto in uno stile tra il neobarocco e l’eclettico con tendenza ad occupare tutti gli spazi disponibili. Del Venanzi è anche il primo sipario ove figura effigiato l’Imperatore Federico Barbarossa mentre consegna a Ludovico Baglioni Duca di Svevia il bastone di comando della nomina a Vicario imperiale della città di Perugia. Un avvenimento storico svoltosi in Cagli il 7 settembre 1162 e pittoricamente immaginato secondo i dettami di un neo-medioevalismo tardoromantico. Il palcoscenico, proporzionalmente adeguato alle dimensioni della sala, presenta ancora oggi i vecchi dispositivi di manovra come i carrelli per lo spostamento delle quinte, carrucole e tiri, una macchina per le luci a soluzione salina, un sipario-comodino con apertura per l'uscita degli artisti e ben nove scene complete di fondali e quinte costituenti il corredo originale. Dopo alcuni anni di chiusura per adeguamento alle norme di sicurezza, il teatro è oggi in attività.
Fano Teatro della Fortuna Cenni storici L’attuale teatro, a cui fa da facciata l’antico Palazzo del Podestà fondato nel 1299, fu eretto su progetto dell’architetto modenese Luigi Poletti tra il 1845 e il 1863 sostituendo l’antico celebre teatro omonimo eretto dal famoso scenografo e scenotecnico fanese Giacomo Torelli tra il 1665 e il 1677. Il teatro è stato chiuso per dichiarata inagibilità nel 1839 e successivamente abbattuto. L’odierno teatro fu gravemente danneggiato nel corso della seconda guerra mondiale (estate del 1944) dal crollo dell’adiacente torre civica e da spezzoni incendiari caduti sul tetto della sala. Solo dopo cinquantaquattro anni dalla sua forzata chiusura, nella primavera del 1998, il teatro è stato riaperto al pubblico, dopo le lunghe e complesse operazioni di restauro e ristrutturazione che ne hanno preservato l’antico aspetto pur rinnovandone tutti gli impianti e le attrezzature tecniche. Il Teatro della Fortuna sarà aperto alle visite in concomitanza con Passaggi Festival, dal 18 al 25 giugno 2021 dalle 17:30 alle 19:30. Sarà inoltre aperto anche DOMENICA 27 GIUGNO con orario 10:30-12:30 / 17:00-20:00 Sarà possibile ammirare il prestigioso sipario storico del pittore Francesco Grandi, che rappresenta l’entrata trionfale di Cesare Ottaviano Augusto nella città di Fano e visitare i mosaici romani, custoditi proprio sotto la platea del teatro polettiano. Le visite si svolgeranno nel pieno rispetto delle normative vigenti in termini di sicurezza per la gestione dell’emergenza sanitaria in atto e potranno dunque subire variazioni che verranno comunicate tempestivamente. Si ricorda che è obbligatorio indossare la mascherina, igienizzare le mani, mantenere la distanza interpersonale di 1 metro durante tutto il percorso. Non è consentito l'accesso con sintomi influenzali e temperatura corporea superiore a 37.5°. E' consentito l'ingresso ad un massimo di 10 persone per volta.
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Fondazione Teatro Della Fortuna
1 Piazza XX Settembre
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Fano Teatro della Fortuna Cenni storici L’attuale teatro, a cui fa da facciata l’antico Palazzo del Podestà fondato nel 1299, fu eretto su progetto dell’architetto modenese Luigi Poletti tra il 1845 e il 1863 sostituendo l’antico celebre teatro omonimo eretto dal famoso scenografo e scenotecnico fanese Giacomo Torelli tra il 1665 e il 1677. Il teatro è stato chiuso per dichiarata inagibilità nel 1839 e successivamente abbattuto. L’odierno teatro fu gravemente danneggiato nel corso della seconda guerra mondiale (estate del 1944) dal crollo dell’adiacente torre civica e da spezzoni incendiari caduti sul tetto della sala. Solo dopo cinquantaquattro anni dalla sua forzata chiusura, nella primavera del 1998, il teatro è stato riaperto al pubblico, dopo le lunghe e complesse operazioni di restauro e ristrutturazione che ne hanno preservato l’antico aspetto pur rinnovandone tutti gli impianti e le attrezzature tecniche. Il Teatro della Fortuna sarà aperto alle visite in concomitanza con Passaggi Festival, dal 18 al 25 giugno 2021 dalle 17:30 alle 19:30. Sarà inoltre aperto anche DOMENICA 27 GIUGNO con orario 10:30-12:30 / 17:00-20:00 Sarà possibile ammirare il prestigioso sipario storico del pittore Francesco Grandi, che rappresenta l’entrata trionfale di Cesare Ottaviano Augusto nella città di Fano e visitare i mosaici romani, custoditi proprio sotto la platea del teatro polettiano. Le visite si svolgeranno nel pieno rispetto delle normative vigenti in termini di sicurezza per la gestione dell’emergenza sanitaria in atto e potranno dunque subire variazioni che verranno comunicate tempestivamente. Si ricorda che è obbligatorio indossare la mascherina, igienizzare le mani, mantenere la distanza interpersonale di 1 metro durante tutto il percorso. Non è consentito l'accesso con sintomi influenzali e temperatura corporea superiore a 37.5°. E' consentito l'ingresso ad un massimo di 10 persone per volta.
Il Teatro Rossini Pesaro Le cronache riportano che fino dalla metà del 1600 a Lugo si tenevano spettacoli, che davano risonanza ad una stagione di fiera già molto rinomata. Erano quasi sicuramente rappresentazioni allestite con attrezzature precarie in una porzione del Prato della Fiera e nel loggiato cinquecentesco del Pavaglione. Se per i secoli XVI e XVII non sono moltissime le testimonianze, per il Settecento invece sono documentati numerosi eventi teatrali in musica a Lugo, tanto che verso la metà del secolo si sentì l'esigenza di realizzare un teatro stabile in muratura. Non a caso, il luogo venne scelto ai margini dello spazio commerciale e si affacciava sul prato della Fiera. Nel biennio 1758-1760 vennero costruite le parti principali, su progetto di Ambrogio Petrocchi, mentre, a partire dal 1760, i lavori interni, quali la sistemazione del palcoscenico, della platea e dei palchi furono completati da Antonio Galli Bibiena. Il teatro, intitolato a Gioachino Rossini nel 1859, si propone ancora nella sua veste settecentesca, con l'austera facciata ripartita da lesene e marcapiani. All'interno, la sala è scandita da quattro ordini di palchi cui si aggiunge il loggione. Palcoscenico e cavea occupano uno spazio equivalente. Il recente restauro ha riportato alla luce alcune splendide decorazioni a stucco settecentesche e, soprattutto, ha fatto riaffiorare interessanti affreschi all'interno dei primi tre ordini di palchi, da far risalire all'intervento di Leandro Marconi dal 1819, il quale modificò la curve dei palchi, strutturando diversamente il boccascena e aggiungendo il loggione. Gli affreschi sono decorazioni floreali e grottesche dai colori brillanti comprese dentro specchiature geometriche delineate su un fondo di colore grigio-azzurro. Nelle sue linee complessive, il teatro di Lugo si pone come uno dei più interessanti teatri all'italiana dell'Emilia Romagna, e presenta notevoli punti di tangenza, nella progettazione, con il Comunale di Bologna, opera anch'esso del Bibiena. Cenni di storia della tradizione teatrale di Lugo Almeno due secoli prima della costruzione del teatro a Lugo venivano tenuti spettacoli che davano risonanza a una stagione di fiera già molto rinomata. Quasi sicuramente si tratta va di rappresentazioni allestite con attrezzature precarie in una porzione del Prato del la Fiera e nel loggiato cinquecentesco del Pavaglione. È documentata la presenza di una compagnia di commedianti a Lugo nel 1586 e anche la rappresentazione nel 1594 di una “favola boschereccia ” di Illuminato Pirazzoli, il Filleno. Se per i secoli XVI e XVI I non son o moltissime le testimonianze , per il Settecento sono invece documentati numerosi eventi teatrali in musica a Lugo, tanto che verso la metà del secolo si sentì l’esigenza di realizzare un teatro stabile, in muratura. La costruzione del teatro L’edificazione del teatro venne deliberata nel settembre 1757 e la costruzione fu affidata all’architetto della Comunità Francesco Ambrogio Petrocchi, originario di Lugano, sulla base di un progetto dell'architetto Scandellari. I lavori terminarono nel settembre 1759. Già durante la stagione di fiera di quell’anno l’impresario Pasquale Bondini ot tenne di poter utilizza re il teatro appena coperto per recite in musica. La stagione si aprì con la rappresentazione de Il mercato di Malmantile, un dramma giocoso di Domenico Fischietti. Con lo stesso allestimento provvisorio di 38 palchetti posticci in legno disposti su due ordini la sala venne utilizzata durante il carnevale 1760. Nel novembre di quello stesso anno si deliberò di completare la fabbrica del teatro chiamando Antonio Galli Bibiena, (1700-1744) della celebre famiglia di architetti, decoratori e scenografi di Parma. Il contratto col Bibiena fu determinante per definire l’assetto interno e l’immagine del teatro nel Settecento. Gli vennero commissionati infatti tre scenari, cui se ne aggiunsero altri tre nel 1761, il sipario, che fu decorato con un gruppo di strumenti musicali al centro, e la realizzazione del controproscenio. Il teatro ultimato venne inaugurato nell’agosto 1761 con Il Catone in Utica di Pietro Metastasio. Cominciò da allora un’intensa attività con rappresentazioni e spettacoli d’opera, spesso comici. Il teatro ospitò anche veglioni, accademie e compagnie drammatiche. Un ’epigrafe sulla facciata ricorda il momento inaugura le: THEATRUM / FAUSTISSIMIS SUB AUSPICIIS / IOANNIS FRANCISCI BANCHERII / CARDINALIS AMPLISSIMI/ FERRARIAE AB LATERE LEGATI / A CIVIBUS LUGIENSIBUS/ AERE PROPRIO / EXTRUI COEPTUM ATQUE ABSOLUTUM / ANNO AB ORBE RISTAURATO / MDCCLXI. (Teatro cominciato a costruire a spese proprie dai cittadini lughesi, sotto i faustissimi auspici dell’illustre Cardinale Giovanni Francesco Banchieri, Legato a latere di Ferrara, e terminato nell’anno 1761). Le modifiche del XIX secolo Dal 1812 è documentata la necessità di interventi sul teatro che, dopo poco più di mezzo secolo di uso, aveva bisogno di essere ridipinto e necessitava di restauri al palcoscenico, mostrando come fosse ormai improrogabile la costruzione di camerini per gli attori. Nel 1819 vennero eseguiti i lavori che apportarono le modifiche più sostanziali alla fabbrica, diretti da Leandro Marconi al quale si deve la modifica della curva dei palchi, che veniva trasformata a ferro di cavallo, l’aggiunta del loggione e la ristrutturazione del boccascena. Si realizzò anche, nel 1821, una nuova decorazione pittorica della sala con affreschi . La struttura teatrale del Marconi, che con il suo gusto neoclassico aveva praticamente cancellat o l’intervento del Bibiena, nonostante gli adeguamenti e i lavori successivi, è rimasta pressoché inalterata. Nuove decorazioni per il teatro vennero realizzate nel 1855, con gli stucchi opera di Benedetto Crescentini che tuttora adornano la sala. Nel 1859 il Teatro venne intitolato a Gioachino Rossini. Aspetto attuale La facciata, ripartita da lesene e marcapiani, si ripropone ancora nell’austera veste settecentesca. All’interno la sala è scandita su quattro ordini di palchi, cui si aggiunge il loggione. Palcoscenico e cavea occupano nella fabbrica uno spazio assolutamente identico. Il restauro recente ha mirato a ricostruir e il teatro come ci è pervenuto fino all'evoluzione più significativa di metà Ottocento, ripristinando quindi l’impianto originale del Settecento (autore il Petrocchi ), modificato dal Marconi e arricchito dagli stucchi del Crescentini. Si dovevano consolidare la struttura, ripristinare le parti mancanti come gli impianti scenici - che sono stati in gran parte ricostruiti - e sanare il degrado cui la fabbrica era giunta. Il restauro ha portato anche all’interessante scoperta, sotto strati di intonaco sovrapposti, di affreschi all’interno dei primi tre ordini di palchi, da far risalire all’epoca dell’intervento del Marconi. Sono decorazioni a motivi floreali e grotteschi e dai colori brillanti comprese all’interno di specchiature geometriche delineate su un fondo grigio azzurro. Scheda a cura della Direzione FAI Scheda sul Teatro Rossini a cura dell'IBC – Istituto Storico per i beni artistici culturali e naturali dell'Emilia-Romagna
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Opera Theatre Gioacchino Rossini - Pesaro city center - Italy
1 Piazza Lazzarini
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Il Teatro Rossini Pesaro Le cronache riportano che fino dalla metà del 1600 a Lugo si tenevano spettacoli, che davano risonanza ad una stagione di fiera già molto rinomata. Erano quasi sicuramente rappresentazioni allestite con attrezzature precarie in una porzione del Prato della Fiera e nel loggiato cinquecentesco del Pavaglione. Se per i secoli XVI e XVII non sono moltissime le testimonianze, per il Settecento invece sono documentati numerosi eventi teatrali in musica a Lugo, tanto che verso la metà del secolo si sentì l'esigenza di realizzare un teatro stabile in muratura. Non a caso, il luogo venne scelto ai margini dello spazio commerciale e si affacciava sul prato della Fiera. Nel biennio 1758-1760 vennero costruite le parti principali, su progetto di Ambrogio Petrocchi, mentre, a partire dal 1760, i lavori interni, quali la sistemazione del palcoscenico, della platea e dei palchi furono completati da Antonio Galli Bibiena. Il teatro, intitolato a Gioachino Rossini nel 1859, si propone ancora nella sua veste settecentesca, con l'austera facciata ripartita da lesene e marcapiani. All'interno, la sala è scandita da quattro ordini di palchi cui si aggiunge il loggione. Palcoscenico e cavea occupano uno spazio equivalente. Il recente restauro ha riportato alla luce alcune splendide decorazioni a stucco settecentesche e, soprattutto, ha fatto riaffiorare interessanti affreschi all'interno dei primi tre ordini di palchi, da far risalire all'intervento di Leandro Marconi dal 1819, il quale modificò la curve dei palchi, strutturando diversamente il boccascena e aggiungendo il loggione. Gli affreschi sono decorazioni floreali e grottesche dai colori brillanti comprese dentro specchiature geometriche delineate su un fondo di colore grigio-azzurro. Nelle sue linee complessive, il teatro di Lugo si pone come uno dei più interessanti teatri all'italiana dell'Emilia Romagna, e presenta notevoli punti di tangenza, nella progettazione, con il Comunale di Bologna, opera anch'esso del Bibiena. Cenni di storia della tradizione teatrale di Lugo Almeno due secoli prima della costruzione del teatro a Lugo venivano tenuti spettacoli che davano risonanza a una stagione di fiera già molto rinomata. Quasi sicuramente si tratta va di rappresentazioni allestite con attrezzature precarie in una porzione del Prato del la Fiera e nel loggiato cinquecentesco del Pavaglione. È documentata la presenza di una compagnia di commedianti a Lugo nel 1586 e anche la rappresentazione nel 1594 di una “favola boschereccia ” di Illuminato Pirazzoli, il Filleno. Se per i secoli XVI e XVI I non son o moltissime le testimonianze , per il Settecento sono invece documentati numerosi eventi teatrali in musica a Lugo, tanto che verso la metà del secolo si sentì l’esigenza di realizzare un teatro stabile, in muratura. La costruzione del teatro L’edificazione del teatro venne deliberata nel settembre 1757 e la costruzione fu affidata all’architetto della Comunità Francesco Ambrogio Petrocchi, originario di Lugano, sulla base di un progetto dell'architetto Scandellari. I lavori terminarono nel settembre 1759. Già durante la stagione di fiera di quell’anno l’impresario Pasquale Bondini ot tenne di poter utilizza re il teatro appena coperto per recite in musica. La stagione si aprì con la rappresentazione de Il mercato di Malmantile, un dramma giocoso di Domenico Fischietti. Con lo stesso allestimento provvisorio di 38 palchetti posticci in legno disposti su due ordini la sala venne utilizzata durante il carnevale 1760. Nel novembre di quello stesso anno si deliberò di completare la fabbrica del teatro chiamando Antonio Galli Bibiena, (1700-1744) della celebre famiglia di architetti, decoratori e scenografi di Parma. Il contratto col Bibiena fu determinante per definire l’assetto interno e l’immagine del teatro nel Settecento. Gli vennero commissionati infatti tre scenari, cui se ne aggiunsero altri tre nel 1761, il sipario, che fu decorato con un gruppo di strumenti musicali al centro, e la realizzazione del controproscenio. Il teatro ultimato venne inaugurato nell’agosto 1761 con Il Catone in Utica di Pietro Metastasio. Cominciò da allora un’intensa attività con rappresentazioni e spettacoli d’opera, spesso comici. Il teatro ospitò anche veglioni, accademie e compagnie drammatiche. Un ’epigrafe sulla facciata ricorda il momento inaugura le: THEATRUM / FAUSTISSIMIS SUB AUSPICIIS / IOANNIS FRANCISCI BANCHERII / CARDINALIS AMPLISSIMI/ FERRARIAE AB LATERE LEGATI / A CIVIBUS LUGIENSIBUS/ AERE PROPRIO / EXTRUI COEPTUM ATQUE ABSOLUTUM / ANNO AB ORBE RISTAURATO / MDCCLXI. (Teatro cominciato a costruire a spese proprie dai cittadini lughesi, sotto i faustissimi auspici dell’illustre Cardinale Giovanni Francesco Banchieri, Legato a latere di Ferrara, e terminato nell’anno 1761). Le modifiche del XIX secolo Dal 1812 è documentata la necessità di interventi sul teatro che, dopo poco più di mezzo secolo di uso, aveva bisogno di essere ridipinto e necessitava di restauri al palcoscenico, mostrando come fosse ormai improrogabile la costruzione di camerini per gli attori. Nel 1819 vennero eseguiti i lavori che apportarono le modifiche più sostanziali alla fabbrica, diretti da Leandro Marconi al quale si deve la modifica della curva dei palchi, che veniva trasformata a ferro di cavallo, l’aggiunta del loggione e la ristrutturazione del boccascena. Si realizzò anche, nel 1821, una nuova decorazione pittorica della sala con affreschi . La struttura teatrale del Marconi, che con il suo gusto neoclassico aveva praticamente cancellat o l’intervento del Bibiena, nonostante gli adeguamenti e i lavori successivi, è rimasta pressoché inalterata. Nuove decorazioni per il teatro vennero realizzate nel 1855, con gli stucchi opera di Benedetto Crescentini che tuttora adornano la sala. Nel 1859 il Teatro venne intitolato a Gioachino Rossini. Aspetto attuale La facciata, ripartita da lesene e marcapiani, si ripropone ancora nell’austera veste settecentesca. All’interno la sala è scandita su quattro ordini di palchi, cui si aggiunge il loggione. Palcoscenico e cavea occupano nella fabbrica uno spazio assolutamente identico. Il restauro recente ha mirato a ricostruir e il teatro come ci è pervenuto fino all'evoluzione più significativa di metà Ottocento, ripristinando quindi l’impianto originale del Settecento (autore il Petrocchi ), modificato dal Marconi e arricchito dagli stucchi del Crescentini. Si dovevano consolidare la struttura, ripristinare le parti mancanti come gli impianti scenici - che sono stati in gran parte ricostruiti - e sanare il degrado cui la fabbrica era giunta. Il restauro ha portato anche all’interessante scoperta, sotto strati di intonaco sovrapposti, di affreschi all’interno dei primi tre ordini di palchi, da far risalire all’epoca dell’intervento del Marconi. Sono decorazioni a motivi floreali e grotteschi e dai colori brillanti comprese all’interno di specchiature geometriche delineate su un fondo grigio azzurro. Scheda a cura della Direzione FAI Scheda sul Teatro Rossini a cura dell'IBC – Istituto Storico per i beni artistici culturali e naturali dell'Emilia-Romagna